Si darà vita ad un intervento che, a ciclo
ultimato, riorganizzerà il centro
direzionale della città lungo il Ring
lasciando pressoché inalterata l’Innere
Stadt. Un’azione centrifuga spinge dall’interno lungo l’orbita
del Ring funzioni
caratteristiche dei centri metropolitani
che vengono contenute in edifici monumentali di nuova realizzazione
evitando ogni contatto traumatico con la città esistente, ma anche ogni
riferimento funzionale e ideologico con essa.
La soluzione di continuità determinata dalla Ringstraße
è sottolineata sia dagli stilemi architettonici adottati sia dalla
connotazione della relazione spazio–edificato. L’eclettismo degli
edifici pubblici — che a prima vista sembra lanciare un ponte di
collegamento verso il passato — diviene manifestazione di prevalenza
sulla storia e di frammentazione dell’ineluttabile continuità della
stessa.
Allo stesso modo lo spazio trova legittimità
come spazio urbano in assenza di un perimetro definito da edifici.
Il piano — si
tratta di un piano d’espansione — centra comunque la propria
attenzione sull’opera pubblica. Nel funzionamento della macchina, però
l’intervento privato ha un ruolo ben definito: agevolazioni fiscali,
assenza pressoché totale di limitazioni all’edificazione permettono
di incrementare il Fondo per l’espansione cittadina dando luogo, allo stesso tempo,
ad un tipo edilizio ben definito, il Mietpalast.
La definitiva separazione residenza–lavoro, la gestione
imprenditoriale degli immobili caratterizzano i Mietpaläste,
ne determinano la composizione sociale, funzionale e, in definitiva,
anche quella architettonica.
L’attuazione di questo programma urbano, che realizzò
indubbiamente l’ambizione di dar forma ad una Weltstadt,
vide svilupparsi due atteggiamenti critici, tra loro contrapposti, che
in seguito daranno forma a visioni della città e metodi
dell’urbanistica fondamentalmente antitetici che vedranno nel rifiuto
o nell’as–similazione della tecnica un elemento di netta
contrapposizione.
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