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6. Otto Wagner: cultura e tecnica

 

L’opera ed il pensiero di Wagner si incarnano nello spirito innovativo della metropoli e da essa traggono origine.

In questo particolare contesto, rappresentato dalla città, la lettura di alcuni scritti wagneriani offre innumerevoli, se pur parziali[1], occasioni di verifica sulla riflessione compiuta dall’architetto viennese in merito alle questioni culturali e tecniche che caratterizzano il fare architettonico. L’architetto — e conseguentemente l’architettura — hanno il compito di mediare tra motivazioni ideali e realtà[2], come direbbe Paci, tra soggettività e oggettività[3]. Il luogo, la cultura, la tecnica, il dato economico condizionano e, allo stesso tempo, determinano l’opera d’arte[4], fino a divenire momento di sintesi tra intenzione artistica e fattori condizionanti[5].

…dobbiamo tener conto che la sua [di Wagner] estenuante lotta dialettica, in compromissione con la realtà metropolitana, ha prodotto risultati sostanziali per lo sviluppo della cultura urbanistica ed architettonica. Basterebbe in tal senso considerare la metodologia progettuale wagneriana che raccoglie tutti i dati, le contraddizioni e conflittualità insite nello “spazio dei dati di fatto” (Tatsachen–raum) urbano per poi utilizzarli quali strumenti di riconversione e sintesi nel divenire del progetto[6].

Viadotto sulla Wienzeile (1894-98) [Wiener Stadtwerke–Verkehrsbetriebe, Wien].

 

Wagner è consapevole dei mutamenti in atto: tra Otto e Novecento si verifica la rottura tra tecniche e cultura diffusa[7], tutto sta nel recuperare lo scarto attestatosi[8] riconducendo la costruzione nell’ambito dell’ar–te[9]. Uno scarto quanto mai ampio nella Großstadt dove emerge la necessità dell’intervento dell’architetto divenuto padrone delle tecniche di gestione della città raccolte nella scienza urbanistica[10].




[1]”Né Moderne Architektur, né Die  Großstadt, né gli articoli di Wagner possono “spiegare” la sua architettura. In questi scritti è detto solo ciò che il linguaggio verbale può dire sulle condizioni di senso di un’altra lingua”. Tafuri, Manfredo, Am Steinhof – Centralità e “superficie” nell’opera di O. Wagner, in “Lotus international”, 1981, anno IV, n. 29, pag. 72.

[2]”L’architetto è stato definito come il coronamento dell’uomo moderno, perché riassume in sé idealismo e realismo […]. Il modo di abitare e di vivere, la moda, l’etichetta, il clima, la posizione geografica, il materiale, gli strumenti ecc., infine gli aspetti finanziari hanno un enorme peso nella nascita di un opera d’arte […]. L’architetto dovrà creare forme nuove o adattare quelle che corrispondono meglio alle attuali tecniche di costruzione e alle necessità del nostro tempo; solo così risponderanno a verità”, Wagner, Otto, Architettura moderna, in “Architettura moderna e altri scritti”, Bologna, Zanichelli, 1980, pagg. 49-66 [ed. originale, Moderne Architektur – Seinen Schülern ein Führer auf diesen Kunstgebiete, Verlag Anton Schroll, Wien 1895].

[3]”…la tecnica è sintesi vivente tra oggettività e soggettività…”, citato da Bertoldini, Marisa, La cultura materiale e lo spazio costruito–Osservazioni e verifiche, Milano, Franco Angeli, 1996, pag. 25.

[4]”Ogni nuova creazione, se vuole essere veramente moderna, deve corrispondere alle esigenze del nostro tempo e ai nuovi materiali, deve esprimere nel migliore dei modi la nostra mentalità democratica e responsabile, deve tener conto delle enormi conquiste tecniche ed economiche e dello spirito pratico tipico dell’uomo moderno […]. A differenza dei nostri predecessori, ai quali erano stati tramandati pochi motivi e avevano poche possibilità di scambio coi popoli vicini, noi, grazie ai nuovi rapporti sociali e alle conquiste di questi tempi, abbiamo a disposizione tutta la scienza e le possibilità del mondo”. Wagner, Otto, Architettura moderna, cit. pagg. 65, 66.

[5]”…la composizione dovrà sempre adattarsi al materiale e alla tecnica, mai viceversa. Il progetto dovrà inoltre evidenziare chiaramente i materiali che verranno usati e le tecniche che si prevede di adottare. Questo vale sia per i progetti di edifici monumentali che per opere di dimensioni minime. Molti altri fattori condizionano la composizione. I principali sono. i mezzi finanziari a disposizione la presumibile durata di utilizzo, l’esigenza di inserire l’edificio nell’ambiente, l’aspetto esterno che deve corrispondere pienamente alla struttura interna ecc. […] La composizione dovrà tener conto del luogo, del tempo, della moda; le opera d’arte del passato che hanno tenuto conto di questi aspetti possono ancor oggi essere riconosciute in rapporto al sito, al tempo e all’aspetto esteriore […]. Poiché i paesi dell’area civilizzata si esprimono e vivono con una certa uniformità, le differenze saranno limitate essenzialmente ai materiali e al clima”. Wagner, Otto, Architettura moderna, cit. pagg. 68, 71. Cfr., nota 27.

[6]Oddo, Adriano Maria, Otto Wagner – La metropolitana di Vienna, Firenze, Alinea, 1990, pag. 8.

[7]”…se può sembrare, in modo inequivocabile, che fino a tempi recenti il linguaggio delle tecniche costruttive scaturisse quasi spontaneamente da un accordo di fondo con la cultura diffusa, tale accordo sembra essersi perduto nella nostra epoca, in cui la progressiva emancipazione delle tecniche da un contesto culturale e sociale di verifica e di controllo pare renderle estranee alla comprensione e alla condivisione comune […] quando i materiali e le tecniche di costruzione disponibili erano circoscritti, legati ai luoghi, o anche rinnovati e influenzati da scambi e interpolazioni culturali, ma adottati e assimilati in tempi lunghi, secondo un processo che consentiva la loro adozione quasi indolore, diventavano parte della cultura che li aveva accolti in modo inequivocabile […]. Oggi invece avviene che il moto degli scambi e delle interpolazioni è andato progressivamente accelerandosi, così che un’assimilazione consapevole sembra impossibile”. Bertoldini, Marisa, La cultura materiale…, cit., pag. 22, 23.

[8]”La costruzione è il germe dell’architettura; e quanto più raggiunge il suo scopo, tanto più è perfetta […]. La necessità e la costruzione procedono di pari passo coi progressi dell’umanità, ma l’arte, nel suo maestoso incedere, non riesce a seguirli”. Wagner, Otto, Architettura moderna, cit. pag. 75

[9]”Pertanto si può affermare con certezza: “Ogni forma architettonica è nata dalla costruzione e successivamente si è trasformata in arte”. Queste trasformazioni [delle forme d’arte] si sono verificate non tanto perché la forma doveva rappresentare l’ideale di bellezza di una determinata epoca, quanto dal fatto che il sistema di fabbricazione, il materiale, gli attrezzi, i mezzi a disposizione, i bisogni ecc. erano diversi in ogni epoca, e inoltre secondo la diversità dei luoghi dovevano soddisfare esigenze diverse. Dunque a determinare l’origine delle forme d’arte è sempre stato un principio di costruzione; ne consegue che nuove costruzioni producono anche necessariamente forme nuove. La nostra epoca ha prodotto come non mai un gran numero di tali costruzioni (si pensi solo all’affermarsi del ferro nell’edilizia)”. Wagner, Otto, Architettura moderna, cit. pagg. 76, 77

[10]”La più moderna delle cose moderne, in architettura, è sempre la metropoli. Le sue dimensioni, mai raggiunte nel passato, hanno provocato un gran numero di problemi nuovi che attendono soluzione dall’architetto. Negli ultimi tempi è balzata in primo piano la scienza urbanistica, essendo diventata urgente la necessità di trovare soluzioni razionali ai problemi posti dall’espansione di alcune città. […] le esigenze tecniche del traffico, economiche e igieniche dovranno essere precisate e stabilite con esattezza e l’architetto che dirigerà il piano regolatore dovrà valorizzare queste premesse dal punto di vista artistico”. Wagner, Otto, Architettura moderna, cit. pagg. 85.

 
     
 

|  |  Ultima revisione martedì 30 luglio 2013 | ©  Cipriano Bortolato | Note legali |