Carl E. Schorske individua nel periodo dei piani
urbani per la municipalità viennese l’ambito di una metamorfosi che
trasformerà Wagner da architetto–impreditore del Ring a protagonista
e capo scuola del modernismo architettonico:
Il primo passo di questa metamorfosi venne compiuto
per mezzo di certe progettazioni di ingegneria urbana; il secondo,
attraverso la partecipazione di Wagner al movimento secessionista, l’art nouveau viennese. Il progetto di una ferrovia urbana gli offrì
l’occasione di formulare una tecnica delle costruzioni, mentre la
Sezession gli additava un nuovo stile nella quale eseguirla.
Questo parallelismo tra tecnica e stile evidenzia tutte le
contraddizioni del modernismo wagneriano. L’utilizzo di un apparato
decorativo così esplicito, allo stesso tempo, caratterizza come non–avangurdia
l’esperienza wagneriana.
Unico e ultimo elemento di continuità con il passato. Leroi–Gourhan,
con un approccio naturalistico, ci aiuta a cogliere questo dato di
continuità nei rapporti che legano funzione e forma, forma e
decorazione:
…nell’animale come nell’uomo, il rivestimento
non funzionale e fatto di sopravvivenze, di segni di origine filetica,
legati per l’uno al passato della specie, per l’altro al passato
dell’etnia.
La decorazione quindi assume un valore residuale.
Il progredire dei lavori di realizzazione della stadbahn mette in luce
un graduale allontanamento dallo stile a favore dell’aspetto
funzionale. Se nell’Hofpaviollon, la fermata imperiale, pur nei
riferimenti barocchi, non si disdegnava l’impiego del metallo, a Unter–Döbling
l’impiego del ferro nell’arco–ponte ferroviario di sostegno del
tetto torna ad essere simbolico. Anomalie,
che secondo Schorske:
…costituivano l’inevitabile corollario dello
sforzo di Wagner, volto ad assimilare i nuovi materiali da costruzione
come fossero stati neologismi da immettere nella grammatica ortodossa
dell’espressione architettonica …tentativo di conferire dignità
alla tecnologia, di celebrarla come espressione di “cultura”.
10.
Conclusione Le opere di ingegneria, caratterizzate dal
loro stile utilitaristico “di Adamo nudo e forte” fino ad ora
relegate all’antropizzazione del paesaggio rurale possono adesso
entrare, attraverso l’architetto, all’interno di un mondo urbano che
da tempo, demolendo le proprie mura, si era aperto verso quel territorio
che, a partire dallo sviluppo della metropoli, non poteva più sottrarsi
dall’essere corpo organizzato e vitalizzato dalla città.
Un vero e proprio cervello in espansione, capace di dotare
di fisicità l’organismo
urbanizzato, dove la rete infrastrutturale diviene sistema nervoso,
ma arche articolazione e protesi.
Il merito di Wagner sta nell’avere condotto la
pianificazione della città verso il controllo delle reti
— la metropolitana tra queste
— definendo un estremo (utopico?) tentativo di intervento in un
organismo territoriale avviato verso sviluppi e ritmi che sfuggono
oramai a qualsiasi atto consapevole dove le leggi dell’espansione
urbana sembrano divenire inaccessibili ed intraducibili culturalmente.
La via di Wagner non è né eversiva né storicista,
certo non quella del Ring […] che va ripetendo ossessivamente le frasi
del passato negando ogni mutazione temporale nel continuo tentativo di
riaffermare il “già detto”, di prolungare disperatamente un sistema
di valori sempre più estraneo alla realtà storica: egli prova invece a
“dire il contemporaneo”, il provvisorio del proprio tempo,
servendosi delle parole che ha a disposizione, aprendo la strada a
coloro che dopo di lui si accorgeranno che molte cose non sono neppure
“dicibili”.
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