Nel mese di maggio, a Martellago, al confluire di via Perosi con via Calandrine il colmello si raduna per la recita del rosario.
Da qualche anno la preghiera alla Madonna è rivolta ad una statuetta fortuitamente ritrovata da alcuni ragazzi nelle acque del fiume Dese.
In occasione del Giubileo del 2000 si è pensato di ideare un capitello che potesse ospitare dignitosamente la raffigurazione di Maria.
La collocazione del capitello rispetta la tradizione, presumibilmente di origine pagana, che vuole la costruzione di manufatti sacri e votivi in prossimità di incroci o termini stradali, costruzioni che stanno quindi al capo (caput da cui il vocabolo capitello) di vie o percorsi.
La scelta tipologica per quanto riguarda il capitello è ricaduta sul tipo a “nicchia” che meglio si adattava al contesto spaziale ed urbano del luogo. Il Capitello è costituito da un monolite di calcestruzzo realizzato “fuori opera”. La scelta di un materiale così umile, ma allo stesso tempo incorruttibile, intende sottolineare le qualità di Maria. L'essenzialità del calcestruzzo tende a riproporre inoltre la comune radice etimologica che lega “mater” e “materia”. Tutta una serie di apparati decorativi amplia ed integra la simbologia dell'opera tenendo in considerazione l'esigenza di inserire la venerazione della Madonna in un contesto trinitario.
La statuetta è inserita nell'ampio quadrato, incorniciato da tasselli dorati, simbolo della perfezione del Padre, mentre nella nicchia che la ospita, sempre di forma quadrata, è ricavata una Tau simbolo veterotestamentale, in seguito ripreso da S. Francesco, prossimo a quello della Croce. Il tutto è attraversato da un solco sinusoidale con ai capi la prima e l'ultima delle lettere dell'alfabeto greco, l'Alfa e l'Omega, a simboleggiare Cristo come principio e fine della storia, presente nel suo scorrere, sintesi di tutta la realtà, della vicenda dell'essere e dell'umanità (Ap. 1, 8; 21,6).
Ancora la sfera costituisce il simbolo cristiano-teologico della Trinità.
I due capitelli in pietra, dal disegno volutamente anticlassico, traggono ispirazione dallo stile ionico da sempre riferibile all'ambito femminile. Questi elementi sovrastano una trabeazione, sulla quale è scolpito ripetutamente l'avemaria, sostenuta da pilastri binati ricavati in negativo sul monolite che, al calare del sole, si riempiono di luce simbolo della manifestazione dello Spirito Santo. Coincidente con le direzioni delle due strade che si incrociano in prossimità del capitello è modellato nel calcestruzzo un crocefisso, al capo opposto la M, iniziale di Maria, che raddoppiando segna, nella numerazione romana, il concludersi del secondo Millennio.