Ecco che la trasformazione della città non
rappresenta l’assolutismo del sovrano, ma si identifica con
l’esigenza di dar forma ai nuovi ideali liberali.
In ogni caso si assiste al tentativo di rivalutare il
ruolo delle metropoli capitali che non può non passare attraverso un
processo di industrializzazione della città:
coinvolgimento dell’imprenditoria privata, introduzione di servizi a
rete quali fognature, acquedotti, trasporti…, e impiego di nuovi
materiali. In questo la
realizzazione della Weltstadt viennese
non si differenzierà di molto dall’esperienza parigina se non per il
contenimento dell’impatto della trasformazione e dell’area
coinvolta, per l’univocità del progetto urbano e per il fatto che
tale progetto fu condotto a completamento.
Nella capitale austro–ungarica si assiste però alla
messa a punto di dispositivi che troveranno in seguito una forte
corrispondenza con strumenti caratterizzanti l’evoluzione della
disciplina urbanistica come quelli del concorso progettuale
e della convenzione. Il concorso, nel cui bando sono comunque indicati i
riferimenti urbanistici generali,
evidenzia l’esistenza di un rapporto definito — con ambiti
determinati — tra potere politico e tecnica che si va costituendo in
disciplina. La convenzione, d’altro canto, tenta di dare soluzione
giuridico–economica al problema del finanziamento speciale delle opere
pubbliche.

Piano regolatore della Ringstraße (1860)
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